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La ripartizione delle spese di riscaldamento e acqua calda sanitaria: la UNI 10200
Contabilizzazione del calore obbligatoria entro il 31 dicembre 2016

La Direttiva 2012/27/UE del 25 ottobre 2012 impone agli Stati membri di conseguire un obiettivo nazionale indicativo globale di risparmio energetico pari al 9% entro il 2016, mediante servizi energetici e altre misure di miglioramento dell’efficienza energetica. 

In particolare la direttiva impone, entro il 31 dicembre 2016, l’adozione di contatori individuali per misurare il consumo di calore e di acqua calda per ciascuna unità immobiliare facente parte di un condominio o di un edificio polifunzionale servito da un impianto termico centralizzato o da teleriscaldamento.


È proprio in tale contesto che si inserisce la UNI 10200. La norma infatti fornisce i criteri per ripartire la spesa totale di riscaldamento e acqua calda sanitaria e si applica agli edifici di tipo condominiale dotati di impianti termici centralizzati.
La UNI 10200 distingue i consumi volontari di calore delle singole unità immobiliari, da tutti gli altri consumi involontari ovvero essenzialmente le perdite della rete di distribuzione.

Il passaggio dalla suddivisione a millesimi della spese di riscaldamento a quella a “consumo” è un notevole passo avanti verso il risparmio energetico. Infatti chi prima apriva le finestre per diminuire la temperatura del proprio alloggio imparerà che è più economico diminuire il flusso di energia termica che arriva dal proprio corpo scaldante tramite la valvola termostatica oppure, in caso di utilizzo discontinuo della propria abitazione, potrà spegnere il proprio impianto in alcuni periodi della giornata. In entrambi i casi diminuirà le proprie spese di riscaldamento. Ma sia l’installazione dei dispositivi di termoregolazione dei locali che le modalità di riparto delle spese devono seguire stretti percorsi logici e normativi. La progettazione dell’intervento idraulico (per altro obbligatorio ai sensi della Legge 10/1991) deve garantire l’assenza di rumorosità e la perfetta efficienza del sistema anche quando l’impianto assomma numerosi anni di vita alle spalle. L’intervento infatti trasforma un impianto a temperatura variabile ad un impianto a temperatura e portata variabile e deve essere adeguatamente progettato per evitare sgradevoli disservizi. Parallelamente solo un progettista qualificato potrà determinare, in perfetta aderenza ai disposti della norma UNI 10200/2013, come debbano essere suddivise le spese tra i condomini. È il caso di ricordare che la suddivisione delle spese secondo la norma UNI sopra citata è diventata, ai sensi del D.Lgs. 102/2014, un obbligo di Legge. Quindi “progettare” non è solo un obbligo di Legge ma una garanzia a tutela sia del Condomino che dell’amministratore “Committente”.
Cos’è la contabilizzazione del calore?
Per spiegare cosa sia la contabilizzazione del calore è necessario parlare anche di termoregolazione. Se la contabilizzazione permette di “contare” l’energia richiesta per riscaldare la singola unità immobiliare, la termoregolazione consente di gestire l’erogazione di calore secondo le esigenze del singolo utente. Tale sistema mette quindi l’utente nelle condizioni di poter gestire il riscaldamento in maniera completamente autonoma all’interno della propria unità immobiliare – senza per altro avere un impianto autonomo – con la conseguenza che egli stesso pagherà la quota corrispondente alla quantità di calore erogata, secondo il principio “pago in base a quanto consumo”. In altre parole, la termoregolazione e la contabilizzazione del calore premiano il comportamento virtuoso del singolo utente che può ottenere, nella maggior parte dei casi, una riduzione dei consumi.
L’adozione di un sistema di termoregolazione e contabilizzazione del calore presuppone:
dispositivi atti a misurare il calore (contatori, ripartitori e altri sistemi);
• una progettazione (obbligatoria secondo la legge n.10/1991), un’installazione (da parte di professionisti abilitati) e un collaudo;
• un criterio di ripartizione, ovvero la UNI 10200;
• una gestione nel tempo che miri anche a una corretta e costante informazione dell’utente finale (letture dispositivi e relativi consumi).

La ripartizione della spesa totale e alcuni chiarimenti sull’applicazione della UNI 10200
Una doverosa precisazione, prima di illustrare i principi della norma sulla ripartizione delle spese di riscaldamento e acqua calda sanitaria, consiste nel fatto che la UNI 10200 è stata pubblicata nel rispetto del principio – insito nella Legge n.10/1991 (art.26 comma 5) – secondo cui ciascun utente paga in base a quanto effettivamente registrato. Tale principio è contenuto in una norma imperativa e pertanto non derogabile nemmeno con l’unanimità dei condomini; qualsiasi indicazione contrattuale controversa, all’articolo 26 comma 5 della Legge n.10/1991, è da considerarsi nulla.
Il principio su cui si basa la UNI 10200 è la ripartizione del costo del calore prodotto dal generatore, che dipende dal costo del vettore energetico utilizzato e dall’efficienza dell’impianto di generazione. L’energia termica utile prodotta viene quindi suddivisa in base ai:
• Consumi volontari (quota variabile), ovvero quelli dovuti all’azione volontaria dell’utente mediante i dispositivi di termoregolazione (valvola termostatica o termostato), che vanno ripartiti in base alle indicazioni fornite dai dispositivi (letture) atti alla contabilizzazione del calore (contatori, ripartitori e altri sistemi);
• Consumi involontari (quota fissa), ovvero quelli indipendenti dall’azione dell’utente e cioè principalmente le dispersioni di calore della rete di distribuzione, che vanno ripartiti in base ai millesimi di riscaldamento.
Proprio i millesimi di riscaldamento – secondo quanto dettagliato dalla UNI 10200, così come conosciuti nel mondo degli amministratori di condominio – sono i millesimi di potenza termica installata o i millesimi di fabbisogno. Nel caso le singole unità immobiliari siano dotate di termoregolazione, il prelievo di calore è effettuato in proporzione al fabbisogno di energia termica utile e pertanto i sopra citati consumi involontari sono ripartiti in base ai millesimi di fabbisogno che sono calcolati secondo le specifiche tecniche UNI/TS 11300 (parte 1 e parte 2).

Tornando a quanto descritto in precedenza, la UNI 10200 prevede quindi la suddivisione del costo dell’energia termica utile prodotta dal generatore in due componenti: la parte variabile e quella fissa. In linea generale, se l’impianto è dotato delle apparecchiature per la misurazione dell’energia, il calcolo delle quantità necessarie ai fini della ripartizione della spesa sarà più semplice, mentre se l’impianto è privo di contabilizzazione e termoregolazione tali quantità dovranno essere stimate. In entrambi i casi, la UNI 10200 richiede un calcolo annuale in modo da poter monitorare e quindi gestire nel tempo l’impianto.
La procedura di ripartizione della spesa totale di riscaldamento e acqua calda sanitaria secondo la UNI 10200 richiede quindi alcuni passaggi che possono essere così riassunti:
1) determinare la spesa totale;
2) determinare l’energia utile prodotta;
3) calcolare il costo unitario dell’energia utile, ovvero il costo dell’energia all’uscita dal generatore. Nel caso il generatore sia anche adibito alla produzione di acqua calda sanitaria è necessario risalire a quanta energia prodotta dal generatore sia stata utilizzata per tale scopo. Per questa ragione è consigliato installare un contatore per i consumi di energia per riscaldamento e un contatore per i consumi di acqua calda sanitaria;
4) ripartire l’energia utile totale fra consumi volontari e involontari. Nel caso di contabilizzazione diretta (contatori di calore) i consumi involontari, ovvero le dispersioni della rete di distribuzione, sono dati per differenza, sottraendo al consumo totale (energia totale erogata dal generatore) quello delle unità immobiliari e dei locali a uso collettivo (se presenti). In presenza invece di contabilizzazione indiretta (ripartitori e altri sistemi), dal momento che non è possibile misurare quanta energia viene richiesta da ciascuna unità immobiliare poiché i dispositivi non forniscono una misura espressa in kWh ma bensì in unità adimensionali, le dispersioni si calcolano mediante la UNI/TS 11300-2. Così facendo, sottraendo al consumo totale le dispersioni calcolate secondo le condizioni di progetto, è possibile determinare i consumi volontari delle singole unità immobiliari. In alternativa a tale procedura, la UNI 10200, in funzione delle differenti tipologie di edifici, prevede l’utilizzo di determinati coefficienti che attribuiscono valori prestabiliti al consumo involontario. Tale soluzione è da considerarsi sicuramente più semplice e meno onerosa rispetto al calcolo analitico dettagliato dalla UNI/TS 11300-2;
5) ripartire l’energia utile volontaria in base alle letture delle apparecchiature;
6) ripartire l’energia utile involontaria in base ai millesimi di riscaldamento.
Altro tema molto discusso – poiché in qualche modo richiamato anche in Lombardia dalla D.g.r. 30 novembre 2011 n. IX/2601 – è quello delle percentuali, ovvero che la spesa fissa e variabile siano determinate a priori (per esempio rispettivamente 30% e 70%). La UNI 10200 non prevede la determinazione a priori delle due quote, ma com’è stato precedentemente illustrato fornisce la procedura per calcolare (annualmente) le quantità in gioco. Tale approccio, al contrario del metodo delle percentuali, garantisce quindi una ripartizione della spesa che tiene conto sia delle eventuali variazioni climatiche che si possono registrate da un anno con l’altro, sia del comportamento del singolo utente.

RIASSUMENTO:
Entro il 31 dicembre 2016 è necessario provvede all’installazione ed alla ripartizione dei consumi in base alla norma UNI 10200 con le seguente procedura:
Affidare ad un termotecnico la progettazione dell’impianto di contabilizzazione, comprensiva di:
1) Rilievo dell’involucro edilizio e certificazione dei corpi scaldanti
2) Calcolo dei fabbisogni di energia utile delle unità immobiliari
3) Stesura nuove tabelle millesimali
4) Redazione Diagnosi Energetica
5) Verifica portate impianto termico e dimensionamento valvole termostatiche, detentori, raccordi
6) Definizione sistema di contabilizzazione e scelta dei ripartitori in base alle condizioni di installazione
7) Mappatura dell’impianto (tabelle per installazione, da mantenere aggiornate nel corso della vita dell’impianto)
8) Redazione capitolato per scelta impresa e stesura istruzioni per l’uso

Appaltare ad u istallatore l’esecuzione lavori comprensivo di:

1) Scelta dell’impresa, a parità di prestazioni offerte
2) Montaggio valvole e detentori
3) Preregolazione valvole e montaggio teste termostatiche o cronotermostatiche
4) Programmazione ed Installazione ripartitori ed attivazione sistema di lettura a onde radio

Il progetto è obbligatorio?
Certamente, ma oltre ad esserlo per legge è soprattutto opportuno per l’Amministratore di condominio perchè:
• Garantisce al condomino l’efficacia dell’intervento e fornisce utili strumenti per dare risposte concrete ai Condomini
• Se il progetto dovesse essere sbagliato, il condominio può rivalersi sul Progettista
• Se l’installatore non rispetta il progetto, dovrà risponderne al condominio in caso di contestazioni
• In caso di impianti mal funzionanti è un valido strumento che tutela l’Amministratore e il condominio
• Solo con un’analisi energetica del condominio, il Progettista può indicare le modalità di riparto della spesa conformi alla UNI 10200

Sanzioni:
Il Decreto Legislativo n. 102 del 4 Luglio 2014 all’art. 9, comma 5, lettera D, prevede espressamente che la contabilizzazione dei consumi individuali e la suddivisione delle spese connesse al consumo di calore per il riscaldamento, debba avvenire in relazione agli effettivi prelievi volontari di energia termica utile e ai costi generali per la manutenzione dell’impianto, secondo quanto previsto dalla UNI 10200 e successivi aggiornamenti. L’art.16, comma 8 dello stesso del Decreto Legislativo dispone inoltre che, la ripartizione della spesa effettuata in maniera difforme dai principi evidenziati dalla norma UNI 10200, è sanzionabile da 500 a 2500 euro. Le modalità di calcolo indicate dalla UNI 10200 non prevedono l’utilizzo dei coefficienti correttivi, di conseguenza il loro utilizzo è da considerarsi non conforme alla legge.


Rimanendo a disposizione per chiarimenti cogliamo l’occasione per porgere cordiali saluti.

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